Lilly Sweet-Spirit.Heart

sabato, maggio 12, 2007

"...e VisSEro pER sEmPRe FeLici E CoNTeNti..."-?-


Voltare pagina.
Mi è stato detto che è questione di un attimo. Che ti svegli al mattino e decidi di lasciarti tutto alle spalle. Così, di punto in bianco.
Mi è stato detto che nella mia vita non l’ho mai fatto, che ho vissuto e vivo nell’attesa di sotterrare e reprimere le mie emozioni, perché per voltare pagina non ci vuole tempo. Perché voltare pagina è questione di un attimo. Devi solo volerlo. Come decidere di correre per prendere l’autobus al mattino mentre lo vedi arrivare all’orizzonte, oppure pensare che per oggi lo puoi lasciare sparire nella nebbia e attendere quello dopo. Un bivio. Sì o no. Tutto dipende da noi. La vita è una questione di scelte.
E allora, forte di queste convinzioni, ti ritrovi un Capodanno con la tua migliore amica a infrangere simbolicamente una bottiglia di vetro, su un muro di una cascina disabitata, lanciandola dietro le spalle con tutta la rabbia che provi. E ci stai bene. Pensi di avercela fatta. Sembra stupido, ma ti senti libero. “Al diavolo tutto, domani è un altro giorno” direbbe un’odierna Rossella Hoara.
Ma poi ti svegli quell’indomani e ti accorgi che i tuoi propositi sono stati come lo stato d’ebbrezza dopo una sera con amici, svaniti. Tutto quello che hanno lasciato è un forte mal di testa e l’immagine sbiadita di ciò che è successo nel tuo ieri. Ma l’immagine c’è ancora, non si è sgretolata insieme ai cocci di quella bottiglia. Ti accorgi che in realtà quell’istante in cui hai deciso di riprendere in mano le redini della tua vita non è bastato per farlo davvero. O, almeno, non hai potuto farlo come speravi dalla sera alla mattina. Non è così. Almeno per me. Ci è voluto del tempo, anche dopo la forte convinzione di rivolerlo davvero, il mio mondo.
E allora, non vedo perché questa volta dovrebbe essere diversa. E non credo nemmeno che io non sappia cosa vuol dire “voltare pagina”. Credo, piuttosto, che il mio libro sia diverso dal tuo e credo che anche il mio e il tuo modo di leggere e capire differiscano in maniera strabiliante.
E’ come avere in mano due edizioni diverse de “ I Promessi Sposi”; quella che ti facevano studiare al liceo con tutti i numeri pedici e le note a piè pagina e quella classica del romanzo da tenere nella libreria del salotto. Ecco. Tu hai in mano il romanzo da salotto, quello che leggi tutto d’un fiato. Quello in cui, alle frasi che non ti sono chiare, dai un’interpretazione personale o lasci addirittura perdere. Arrivi in fretta alla fine. Cogli del libro solo ciò che hai capito e non ti poni domande su chi era Carneade su cui tanto s'interrogava Don Abbondio. Ricordi la trama. E, in poco tempo, la copertina inferiore del libro si richiude tra le tue mani. Io, invece, nella mia vita uso i libri del liceo. Quelli che ti fanno capire a fondo ogni singolo termine, ogni figura retorica, ogni sfaccettatura del carattere dei personaggi. E le note, come puoi immaginare, le leggo davvero tutte. Mi interessa sapere chi era Carneade, perché forse, in qualche modo, può farmi luce su alcuni avvenimenti della storia. Mi interessa tutto, non solo la trama. E con questo non voglio dire che il mio metodo sia migliore del tuo, anzi, se potessi comprerei volentieri un’edizione del tuo libro, perché a volte la ricerca della “verità” è sfiancante e non ti porta a nessun risultato positivo. Perché comunque, pur sapendo tutto sugli avvenimenti, la storia non cambia. Il finale è scritto. Voglio solo dirti che siamo diversi, che al mondo non c’è un unico modo universalmente riconosciuto di “voltare pagina”, perché se fosse davvero così mi stupirebbe il fatto che non abbiano brevettato il metodo “bigino riassuntivo” o “Falò sulla spiaggia post maturità”, quelli sarebbero senza dubbio metodi più efficaci. Voglio solo dirti che forse perderò ancora qualche autobus, distratta dagli ultimi numeri pedici di questo libro, ma che non appena deciderò di correre verso l’orizzonte richiudendo tra le mie mani le pagine del romanzo, l’autobus che mi porterà via, lo farà per sempre.